L’onicofagia è la (cattiva) abitudine di “mangiarsi” le unghie. Di per sé l’onicofagia non è una pratica particolarmente pericolosa, ed è associata più che altro a conseguenze di tipo estetico. Solo in rari casi di onicofagia grave e cronica i danni possono essere seri e a lungo termine: il letto ungueale potrebbe infatti danneggiarsi con conseguente alterazione della crescita dell’unghia.
L’onicofagia, anche saltuaria, può però comportare alcuni rischi:
- Trasmissione di virus e batteri dalle mani alla bocca, e quindi di infezione;
- Danneggiamento dell’area cutanea intorno alle unghie, con possibile penetrazione di batteri o fughi e conseguente sviluppo di infiammazioni e onicomicosi;
- Deterioramento dei denti.
L’onicofagia è un vezzo tipico dell’infanzia, che a volte però è mantenuto anche nell’età adulta. Per molti è istintivo mangiarsi le unghie in caso di ansia, stress o anche noia. L’onicofagia grave può essere invece spia di un disagio psico-emotivo anche serio. In questi casi è necessario rivolgersi a un medico competente.
Esistono semplici rimedi comportamentali per risolvere l’onicofagia:
- Tagliare spesso le unghie, in modo da tenerle troppo corte per essere morse;
- Applicare smalti al peperoncino o dal sapore sgradevole (disponibili in farmacia);
- Evitare i fattori che scatenano l’onicofagia, come le condizioni di stress;
- Trovare attività alternative con cui tenere occupate le mani, come le palline antistress;
- Tenere occupata la bocca ad esempio con gomme da masticare;
- Indossare dei guanti il più a lungo possibile.